Foto-Polemica

Beh in effetti non è la foto ad essere polemica (1), non mi veniva altro titolo, bensì la mia posizione contro i “professorini” della fotografia.
Oramai sapete che, oltre alla musica, la fotografia è importante nella mia vita e ovviamente navigando per il web seguo parecchie pagine di fotografia, alcune veramente di altissimo livello (come 500px) altre meno ma, dato che c’è da imparare ovunque, non tralascio nulla.

Capita che proprio sui blog più “modesti” si scatenano i “professorini” che criticano con tono saccente ogni scatto, andando a fare elucubrazioni tecniche su una foto di dimensioni 700×460 pixel ad una risoluzione da 72dpi tipica da “internet”.


Per farla breve sono la “sacra inquisizione” della post-produzione e di ogni artefizio che non sia una “corretta” per loro esposizione e tecnica di scatto.

Ma per “San Ilford” vi siete bevuti il cervello? Avete anche semplicemente letto un po di storia della fotografia ? Avete mai letto le bografie dei grandi fotografi (di tutti non solo quelli che vi fanno comodo) ? Avete mai passato una notte in camera oscura a sviluppare negativi e poi passare alla stampa ? Credo proprio di no !!!

La foto è arte e ogni tecnica è buona per esprimere quello che l’artista ha in testa, nel cuore. Anche una foto mossa può avere un senso, some una sottoesposta.
Tralasciando tecniche ed artefizi in fase di scatto (avete mai alitato sulla lente frontale per un effetto “nebbia”) e ignorando il fatto di “tirare” la pellicola alzando il valore degli ASA (ora ISO) e parliamo delal camera oscura.

Durante lo sviluppo della pellicola, già giocare con la temperatura dello sviluppo permetteva di variare la resa del negativo sino a creare delle retinature davano un effetto “matita”. Poi la stampa, la scelta della carta più o meno dura, glossy, pearl o matte. E le mascherature fatte con le mani o altri oggetti per esporre più o meno certe zone, lo zoom con l’obbiettivo per “tagliare diversamente l’inquadratura.
Tutto questo come lo chiamate ? Io la chiamo post-produzione.

Ora c’è il “negativo digitale” lo sapevate ? Si chiama RAW e ha normalmente bisogno di post produzione. Sia ben chiaro ho usato il fotoritocco ma non mi piace proprio, è un male necessario perché la società cresce e crescono i desideri e le necessità.

Preferisco lavorare con programmi che simulano la camera oscura, con chiari, scuri, bianchi e neri, le ombre, la temperatura del bianco, l’esposizione ed il contrasto, la luminosità dei colori e la sfocatura. E ovviamente il taglio dell’inquadratura. Questa è post-produzione, fa parte del processo creativo di una artista, di un fotografo,

Come molti sanno, sono anche musicista e oltre al palco ho frequentato gli studi di registrazione dai due lati del mixer e anche qui si lavora sfumando/esaltando i vari “colori musicali” sul materiale prodotto da un artista: il musicista. Si chiama post-produzione.

La post-produzione è un passo importante del percorso creativo, fateneve una ragione.

A proposito quando trasformate un RAW in JPG come la chiamate questa fase eh ? (2)

 

(1) (la foto di copertina è stata scatta a Tufia (Gran Canaria) e la post-produzione è semplicemente una saturazione dei colori e due filtri, uno in altro e l’altro in basso con effetto sfumatura. Sono sicuro che se avessi ancora l’ingranditore con un po di pazienza farei la stessa cosa, in digitale si fa prima ovviamente)

(2) (la frase su raw-jpg è polemica con chi non vuole fare post-produzione. La conversione è una compressione che elabora ed altera/compensa le informazioni (tantissime) nel raw per ottenere il jpg e lo fa con delle regole definite dal programmatore/azienda, ed è quindi una elaborazione come lavorare sull’esposizione o sui toni di conseguenza è una post-produzione automatica. )